Il vento

 

Fra i fenomeni più significativi che interessano attualmente la superficie di Marte, l'azione del vento occupa un posto particolare: essa èinfatti l'elemento dominante nella modificazione del panorama marziano: cambiamenti anche sostanziali sono rilevabili sulla superficie del pianeta dopo le violente tempeste di polvere che periodicamente lo avvolgono.

Intense tempeste di sabbia sono state osservate su Marte negli anni 1892, 1924, 1941, 1956 e 1972. Ciascuna di queste tempeste ha interessato l'intero pianeta proprio quando Marte si trovava nel tratto di orbita più prossimo al Sole. Alcuni scienziati ipotizzano che tempeste simili sconvolgano annualmente il pianeta, ma per ora Viking 1 e 2 non hanno registrato o percepito eventi di questa portata. Nell'atmosfera marziana i venti devono raggiungere e superare i 300 km/h per innescare tempeste di livello notevole. La loro scala può essere locale, e cioè dell'ordine di 100000 km2 (quasi 1/3 dell'italia) oppure planetaria, come quella che ha appunto oscurato l'intera superficie di Marte durante la fase di avvicinamento del Mariner 9. Tempeste più localizzate sono state osservate diverse volte dalle sonde automatiche alla periferia della zona polare e nelle regioni tropicali. Sino a oggi la misura delle velocità dei venti nel periodo estivo e in prossimità delle sonde ha mostrato valori non eccessivamente elevati e solitamente inferiori ai 20 m/s. L'azione del vento si esplica sotto forma di erosione e di trasporto che danno luogo a numerose strutture e situazioni aventi notevoli analogie con quelle esistenti sulla Terra. Sulla base degli studi effettuati sulle immagini di dettaglio di Marte si è ora in grado di fornire una ragione plausibile a quelle caratteristiche di variabilità della superficie di Marte osservate dalla Terra e reputate per parecchio tempo come indizi di una mutazione stagionale della copertura vegetale. Questi fenomeni variabili che si sviluppano nel corso delle stagioni marziane, ricadono generalmente in tre categorie principali, e cioè: aumento generale dei contrasti, macchie scure irregolari e alternanze chiare e scure.

Un generale e uniforme aumento del contrasto ha luogo quando le tempeste di sabbia si disperdono, analogamente a quanto avviene nel caso delle nebbie mattutine che si dissolvono col sorgere del sole. Le chiazze che appaiono sulla superficie del pianeta sono invece dovute alla morfologia che si manifesta con colline, valli e crateri. Queste macchie non mutano d'aspetto in modo apprezzabile, salvo quando sono oscurate dalle tempeste di sabbia. Le strisce chiare e scure in continua evoluzione a scala stagionale sembrano invece il risultato di rimozione o trasporto di particelle solide sollevate dal vento secondo sistemi di circolazione dei venti stessi aventi caratteristiche di ripetitività annuale. Il fatto che le macchie più scure si debbano al soffiare dei venti e al conseguente trasporto eolico è accettato da quasi tutti gli studiosi della morfologia marziana, e ciò è anche confermato da rÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿie siano dovute alla presenza di dune di sabbia.

Altre strisce scure sono associate a crateri vulcanici o meteoritici dai quali si dipartono come filamenti. Caratteristica notevole di alcune di queste strutture è, talvolta, il cambiamento di direzione associato con il cambiamento di colore, dovuto quasi sicuramente a venti con una direzione prevalente di tipo stagionale e connessi con caratteristiche morfologiche locali, per cui il prelievo di materiale, ora più chiaro, ora più scuro, avverrebbe alternativamente dai fondovalle e dagli altopiani. Strisce chiare possono poi trarre la loro origine dalle particelle più fini presenti nella polvere sollevata dalle tempeste e poi depositata sul fondo dei crateri.

Il trasporto eolico del materiale sciolto della superficie di Marte sembra essere quindi la causa principale del mutevole aspetto della superficie del pianeta, quale appare alle osservazioni telescopiche da Terra. Nelle regioni equatoriali sembra prevalere un'azione erosiva rispetto a quella di deposito: in questa zona appaiono colline a forma di conca, incisioni vallive e solchi paralleli sulla superficie di terreni pianeggianti. Tali caratteristiche morfologiche sono tipiche delle regioni aride e ventose presenti nei deserti terrestri. Nelle regioni polari e in quelle poste alle latitudini intermedie predomina invece la deposizione eolica delle particelle più finì.

 

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